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SEMI DI FELICITA’

21 marzo 2024
rustico fra monti e mare

Ieri, giornata internazionale della felicità, mi trovavo a riflettere su questo inafferrabile ma esiziale valore.


Che cos’è la felicità? C’è una ricetta per la felicità? Domande che appartengono all’essere umano e che

dovrebbero indirizzarne il comportamento, essendo obiettivo e aspirazione universale.


Lungi da me far filosofia, almeno in questo contesto. Le mie domande erano più orientate a rintracciare pragmaticamente quelle piccole cose capaci di darmi felicità… non per altro ho voluto celebrare questo giorno, nonché l’inizio della primavera (già in sé foriera di una certa felicità…) nella casina millenaria fra mare e monti che mi riempie il cuore – e la vista – di bellezza (anch’essa tramite di felicità).


La casina (in foto) è stata recuperata quasi totalmente con le mie mani, ad eccezione ovviamente delle opere edili più pesanti, ed è ancora campo di lavoro e di scoperta. Qui dal semplice progettare e disegnare sono passata al “fare”, un fare curioso e molto rispettoso, un recupero attento e creativo, che è stato – e continua ad essere - fonte di grande felicità.


E mentre ero immersa in questi pensieri, e nel cercare di godermi il primo sole di stagione, i profumi dell’erba tagliata e poi del mare, con tutti i sensi aperti a ricevere, sento entrare un messaggio sullo smartphone, ma ne rimando la lettura per restare ancora un poco in quello stato di benessere. Poco più tardi, mentre mi accingo a rientrare pregustando una cenetta romantica fatta di sapori di stagione del luogo, apro il messaggio… ed ecco un’altra felicità irrompere: è di una persona che ho seguito nella ridefinizione

della sua casa, aiutandola a “fare casa”, che mi ringrazia per “la felicità che mi hai restituito con i pochi ma significativi cambiamenti nel mio appartamento” e che aggiunge “vorrei che tutti sapessero come un piccolo

consulto può cambiarti la vita, un piccolo investimento per un guadagno enorme”.


Le sono grata per queste parole, che mi ricordano – se mai ce ne fosse bisogno – le motivazioni del mio operare.

Chi come me adora le case, o quanto meno la propria casa, sa quanta gioia possa dare progettarla, arredarla, curarla nei dettagli, scegliendo arredi e complementi, piastrelle, tappezzerie e tessuti, aggiungendo un vaso o un cuscino… probabilmente (glielo auguro) sa anche quanto tornare a casa ogni giorno possa

contribuire al suo benessere e felicità. Non è così scontato: probabilmente aver seguito il proprio cuore o il proprio gusto può contribuire allo stato di felicità che quella casa può emanare, ma esistono alcune regole sottili che possono garantire questo risultato. Mi occupo di benessere abitativo proprio perché vorrei che tutti scoprissero che la propria casa può essere nostra alleata nel sostenere il nostro benessere, la nostra energia vitale, quindi i nostri successi, persino la nostra salute.


Potrei parlare di antiche regole della sapienza orientale o potrei citare attuali evidenze scientifiche sull’influenza per esempio di luce e colori sul sistema immunitario, per spiegare ciò che amo fare: introdurre criteri di ben-essere in una casa.

Si tratta di un processo che può essere quasi invisibile o che può ribaltare totalmente il progetto di

una abitazione. A deciderlo è il committente… io mi limito a inoculare il principio di ben-abitare utile per quella casa e a fornirne gli strumenti di trasformazione. Se uno strumento non piace, ne suggerirò un altro, o un altro ancora, fino a trovare quello che chi abita quella casa è disposto ad accettare ed integrare.


Il mio consiglio è di accogliere il principio e poi di provare almeno a guardare quel suggerimento, anche quando è shockante, per capire le origini del disagio che suscita e poi più consapevolmente rifiutarlo o accettarlo.


Si potrebbero fare scoperte interessanti: una mia attuale cliente, partita con l’idea di una nuova casa tutta nei toni neutri si è trovata a confrontarsi con una mi proposta di rosso in una zona della casa, proposta inizialmente rigettata, quindi smorzata con colori limitrofi o relegata ad elementi secondari, e poi via via digerita immergendosi nei lavori di quella casa, nella sua trasformazione, persino sostenuta  dalla scoperta sotto due strati di intonaco di quel colore già appartenuto alla vecchia dimora…


Questi per me sono semi di felicità.